Dopo queste premesse, una sorta di prova generale per giocatori, dirigenti e tifosi, la sera del 2 maggio 1964 si ritrovaronopresso le ex Scuole Elementari di Istrana, in un’aula stracolma, un folto numero di appassionati – giovani e meno giovani – che crearono seduta stante, nel pieno rispetto delle regole della democrazia ma soprattutto con notevole senso pratico, l’assetto societario dell’Associazione Calcio Istrana. A proposito. Ho dovuto faticare un po’ per trovare un’aperta sostenitrice di Dilma e Lula che avesse voglia di conversare con me. E l’atmosfera è assolutamente festosa, si parla e si brinda con tutti,si parla di quanto sia bravo Pirlo, e di quanto sia “poderoso” Balotelli (amatissimo in Brasile), dell’Italia raccontata dai nonni, di Roberto Baggio e Paolo Rossi, di quanto sia migliore Pelé di Maradona, di Berlusconi “safado” (persona di poca o nessuna moralità specie, ma non solo, per quanto riguarda i suoi comportamenti sessuali), del gelato italiano, di quante cose belle abbia fatto Lula prima di sentire l’odore dei soldi, e poi mi chiedono se mi piace il Brasile. C’è in Europa un precedente, relativamente fresco, di conflitto in cui il mondo dello sport, in generale, e calcio e basket, in particolare, hanno fatto da detonatore e al tempo stesso da cassa di risonanza: quello che, al prezzo di migliaia di morti, portò allo smembramento della Jugoslavia a partire dal giugno 1991. Nel gennaio del 1992 la Spagna e tutta l’allora Comunità Economica Europea si schierarono a favore dell’indipendenza di Slovenia e Croazia, maglie calcio 2025/26 anche perché l’apertura dei mercati fino a poco tempo prima bloccati dal socialismo reale era un must per le democrazie occidentali dell’epoca.
In mezzo a tutta questa tensione che sta crescendo c’è anche da pensare alla Liga. Il lavoro non manca in Brasile, c’è tantissima occupazione e non lavora solo chi non vuole. E allora qui, l’impressione, è che “o lucro” sarà solo della FIFA, con il denaro investito dai brasiliani, e che non sarà la “Copa” dei brasiliani ma dei “gringos”, e che una volta terminato il tutto, quando gli occhi del mondo non saranno più sul Brasile, qui si vivrà una situazione ben peggiore rispetto ad ora, con debiti aumento di “impostas” e “inflação”. O meglio: si può abortire solo se il feto è malformato o se la gravidanza è stata provocata da uno stupro. Ogni colore ha il suo significato: il rosso indica energia e determinazione, il blu rappresenta fiducia e affidabilità, mentre il verde simboleggia crescita e rinnovamento. Una grafica con striature attraversa tutta la divisa, in un blu elettrico: sulle spalle compare la sigla Y2K, ennesimo omaggio al trend che si è imposto nel 2022, è reso come fosse il nome più il numero di un giocatore fittizio, mentre i rinforzi in corrispondenza dei gomiti sono un altro legame con i decenni passati. Il portachiavi può essere personalizzato singolarmente in base, per esempio, al nome e numero della maglia da riprodurre e con grafica fronte/retro differente.
Il suo viso pallidissimo non ebbe mai una di quelle mille espressioni convenzionali di amabilità o di gaiezza, che si usano dalle persone più fredde per dar colore alla conversazione. Così la giornata tipo di uno studente universitario medio sarà all’insegna della produttività: uscirà di casa alle 7, lavorerà fino alle 18 e dalle 19 alle 23 andrà in facoltà. Dato che alloggiavo a casa di un amico nel quartiere di Charlton, a 100 metri dal The Valley stadium, il giorno successivo ho deciso di fare visita allo store dello stadio. LIPSIA (casa e trasferta) – ufficiali – La maglia mantiene sempre una base bianca con il rosso a fare da contorno, ma l’effetto è «psichedelico». Oggi la stessa Spagna si trova a dover fare in casa i conti con delle forti derive indipendentiste e non è escluso che in futuro la stessa cosa non capiti altrove. Figuriamoci chi ne vuole fare più di lavori, per permettersi gli studi o per migliorare il proprio stato sociale. Manovra per non inimicarsi il proprio pubblico o identità catalana che viene affermata, nonostante il respiro ormai multinazionale del brand Barcellona? Infatti, già il 20 settembre, a dieci giorni circa dal voto, il Barcellona emette un comunicato ufficiale in cui si parla di libertà di espressione, di diritto di decidere e di condanna verso qualunque azione che lo possa impedire: da Madrid stanno arrivando segnali sempre più intransigenti, si è già usata la polizia per sequestrare documentazioni, anche se il referendum viene definito una farsa, e allora la società blaugrana prende le difese di quelle che presumibilmente sono le idee dei suoi tifosi, nonché soci.
Il paese si è già fermato per Brasile-Croazia e si fermerà ad ogni partita. Il brasiliano medio è timorato, crede, quindi, che il problema principale del suo paese sia la violenza per le strade, e si dimentica, di fatto, che i suoi diritti civili sono quotidianamente calpestati, e qualsiasi forma di protesta viene repressa con metodi poco ortodossi. Per ovviare a questo problema molti contratti di lavoro prevedono un salario più basso, ma spese universitarie pagate, anche perché qui non esiste il concetto di “lavoretto” per come lo intendiamo in Italia. Fatto sta che, col passare dei giorni, uno dei più rappresentativi giocatori del club, Piqué, esce allo scoperto e dichiara espressamente la sua volontà di recarsi alle urne per votare sì all’indipendenza. Ma è a numero chiuso e l’accesso è riservato a chi ha fatto delle ottime scuole dell’obbligo, che sono private. Di una cosa, però, siamo certi: il terreno verde non rimarrà al di fuori di questo processo e non stiamo parlando del fatto che la Liga, se Real e Barça si separassero, avrebbe meno appeal… Il dubbio che, però, la “Copa” e le azioni da “ditatura militar”, messe in campo per difenderne gli interessi, contribuiscano al livellamento in me rimane forte.